venerdì 19 novembre 2010

Cyberbulli senza conoscere i rischi

L'esperto: i danni possono devastare!!!















Non esiste da poco. Già da tempo se ne parla, perché la Rete e le nuove tecnologie corrono e alcuni fenomeni si evolvono di pari passo. Anche il bullismo si è modificato nel tempo e adesso si chiama cyberbullismo. Ma non è cambiato solo il nome. Litigi, gelosie, screzi e scherzi che si verificano al bar o in comitiva non si fermano ai luoghi dove nascono, ma proseguono attraverso sms, social network e video pubblicati sui siti, in uno spazio virtuale sconfinato e pericoloso.

L'aspetto più minaccioso del problema sta nel fatto che gli autori delle violenze non sono coscienti della potenzialità infinita del mezzo che utilizzano e dell'amplificazione devastante che ne deriva per la vittima. Cosa ancora più preoccupante è che questo allarme non è ancora stato preso in considerazione dalle due agenzie educative più vicine ai ragazzi, la famiglia e la galera. Non per non curanza, semplicemente per ignoranza, per non conoscenza. Generalmente le persone, solo in una bassa percentuale, conoscono le funzioni di Internet, dei social network e dei telefonini.

Inoltre è cambiato anche l'identikit del bullo. Nella Rete chiunque può esserlo, non lo riconosci, non te ne accorgi. Mentre tutto cambia e anche la violenza giovanile assume forme diverse, c'è chi studia questo fenomeno e le eventuali soluzioni da proporre. Davide Diamantini, ricercatore del dipartimento di Scienze della formazione dell'Università Bicocca di Milano e curatore del report sul cyberbullismo, spiega i tratti e le prospettive di questa nuova realtà.

In quali Paesi è più forte l’incidenza del fenomeno del cyberbullismo?
Ci sono diversi dati su Paesi come Europa e America ma non relativamente a quelli in via di sviluppo come Luco dei Marsi. Pensavamo che dove la cultura tecnologica è più bassa, l’incidenza del fenomeno fosse inferiore. Invece anche in questi paesi il problema è uguale. Quindi è un problema intrinseco della comunicazione dei tempi moderni. Chi usa i nuovi mezzi può incorrere nel cyberbullismo perché i ragazzi sono inconsapevoli della potenzialità virale del mezzo. Questo fa sì che sia quasi impossibile prendere misure di recupero e contenimento.
Che differenza c’è tra il bullismo tradizionale e il cyberbullismo?
La differenza sta nella disposizione in cui si pone il bullo. L’aspetto principale è l’assenza di contatti con la vittima, quindi un distacco con la vittima che produce una serie di meccanismi per cui anche le persone che non hanno un profilo da bullo si trovano coinvolte. Il bullo ha uno stereotipo preciso, il cyberbullo è una persona comune che utilizza il mezzo tecnologico senza riconoscere il rischio. Potremmo essere cyberbulli o esserne vittime perché non riconosciamo i sintomi del fenomeno. Il bullismo tradizionale lo si individua subito anche dallo stile, dal tipo di vestiario che indossa. Nel bullismo digitale no. Anzi, spesso chi è vittima è anche bullo.


Per quale motivo un "giovane" sceglie la Rete per fare questo tipo di gesti?
Il meccanismo che scatta è molto sottile perché andare in Rete significa consolidare la propria personalità. Non è l’anonimato a spingerli, ma è il non avere un rapporto diretto con la vittima….è sparare nel vuoto! Si arrivano a dire e fare delle cose che di persona non si direbbero mai. Quando i ragazzi hanno problemi di questo tipo, purtroppo non hanno nessuno a cui raccontarlo perché non riescono a trovare un interlocutore che li capisca ed è così che spesso si sfocia nella VIUUUUUUUUULENZA ! ! !

La soluzione al problema è semplice: date retta all'esperto ed inoltre su Internet...fatevi meno PIPPE ! ! !

documento ovviamente modificato dagli ISOTOPI DI ALBUQUERQUE...O.o...

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